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La forza e la debolezza dell’uomo senza partito

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Ignazio Marino non molla. Anzi, rilancia. Come i pugili messi all’angolo, ieri alla Festa dell’Unità ha provato a serrare le fila a sinistra, sparando ad alzo zero sulla destra: “tornino nelle fogne da dove sono venuti”, testuale. Sorvolo sulla formula elegante, tipica del “Sindaco di tutti” e di chi ha vissuto (non certo a Roma) gli anni ’70.

Cerco di analizzare in maniera neutra il nuovo posizionamento identitario: per riconquistare i cuori di una sinistra disimpegnata e disillusa. È a tutti noto che il nemico costituisce una categoria importante nella politica, in tutti i regimi, proprio per aumentare la legittimazione interna di chi è al potere. Il problema, nel caso di Marino, è capire quale sia il nemico oggi, visto che sembra diffuso, ben oltre il sistema fognario romano.

La vicenda di Mafia Capitale ha giocato a favore di Ignazio Marino, se la leggiamo dal punto di vista individuale. Era considerato – anche dal suo partito – un Sindaco al capolinea, un gaffeur, uno che non è in grado di governare. Poi è arrivato Pignatone: ha avuto un assessore, 3 consiglieri comunali, un presidente di Municipio, un dirigente e diversi funzionari arrestati o indagati, ma lui – individualmente – ne esce pulito. Anzi, la sua narrazione alza il tiro e il suo mantra è: “Noi stiamo facendo pulizia, con l’aiuto di Pignatone” (“con l’aiuto”, GULP!). Dove il “noi” ovviamente non sta per PD, altrimenti la narrazione salterebbe vista l’implicazione giudiziaria del partito.

Il “noi” significa “io”: l’uomo senza partito. E lì sta la sua forza. Già, perché se anche un giorno dovessero arrestare tutti i consiglieri del PD e tutti gli assessori “politici” (è ammessa ogni forma di scongiuro da parte degli interessati), lui potrebbe ancora sostenere questa linea: “Io sono diverso, quelli non mi hanno mai amato, mi hanno fatto la guerra fin dal primo giorno”. Posizione interessante e del tutto originale. Non ricordo alcun capo di governo – nazionale o locale – così scollegato dalla propria forza politica, anzi addirittura in netta contrapposizione.

Tuttavia, ripeto, dal punto di vista dell’immagine individuale, questa è la sua forza: il partito (in stato confusionale), i circoli (ammaccati dal rapporto di Barca e l’un contro l’altro armati), i mister preferenze (indagati o arrestati), giocano a favore dell’onestà e del “fare pulizia” di Marino. Che poi lo stesso partito, gli stessi circoli e gli stessi mister preferenze gli abbiano portato i voti per vincere (anche con finanziamenti e pacchetti di voti non proprio estranei a “mafia capitale”), poco importa. Una volta che ha vinto, Ignazio si è messo in proprio e chi s’è visto, s’è visto. E nella società dell’immagine, appesa a singoli “eroi” e capri espiatori può anche funzionare. Specie se la narrazione è condita da racconti tipo: “ho rimosso Panzironi dall’AMA, ben prima dell’inchiesta su mafia capitale”. E infatti, Panzironi s’era rimosso da solo, nel 2011, ben prima che Marino potesse anche solo pensare di fare il Sindaco di Roma… Ma vabbè, buttiamola lì, magari qualcuno “ce casca”…

C’è un piccolo particolare però, quello su cui insiste quel rompiscatole di Matteo Renzi (che non mi pare si autocollochi a destra, né mi pare rivendichi un passato “fognario”): oltre a fare “pulizia” (quella la fa Pignatone), toccherebbe governare la Capitale. E lì forse un partito servirebbe.

Come servirebbe una giunta di alto livello (che sta perdendo i due “pezzi” più importanti).

Come servirebbe una macchina amministrativa motivata (che viene definita “incompetente e corrotta” in un’intervista su due, sia dal Sindaco che dall’Assessore Sceriffo, Sabella).

Come servirebbe un’opinione pubblica legittimante (sondaggi alla mano siamo molto lontani e certo l’uscita sulle fogne non aiuterà il “Sindaco di tutti”).

Insomma, sulla pars destruens essere senza partito può anche far gioco: “che si sfasci anche tutto, io non sono uomo di nessuno, non ho nessuna corrente, nessuna fondazione politica, di fatto non ho nessun partito”.

Sulla pars costruens però, quella per cui è “incriminato” dal Segretario-Premier, l’essere senza partito non fa gioco proprio per niente.

E quando finiranno l’onda emotiva e la “bolla mediatica” (nel senso che non si parla d’altro) di Mafia Capitale, torneranno di moda le buche, il traffico, i rifiuti, i tombini e le caditoie otturati.

Insomma, ironia della sorte, se sarà ancora Sindaco gli toccherà occuparsi delle fogne. E dubito che riuscirà a sturarle evocandole da un palco…

LDG

 



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